Martina Smeraldi, Malena e Valentina Nappi: Una riflessione personale sulla pornografia tra potere, sottomissione e violenza.

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Fascino e eccitazione non sono escludibili in riferimento alla degradazione e all’oggettificazione sessuale che si possono trovare all’interno della pornografia.

Si può addirittura provare contemporaneamente repulsione e attrazione, per ciò che concerne questo ambito.

La pornografia pone inevitabilmente davanti alla complessità della natura umana, perché è una rappresentazione della fantasia e non qualcosa di reale. Però è nel contempo qualcosa che è “messo in pratica”, o comunque appartenente ad una finzione scenica. O almeno così dovrebbe essere.

L’interrogativo nasce se si pensa alle scene girate dalle attrici Malena, Valentina Nappi, e Martina Smeraldi. Attrici sempre più giovani, dove la rappresentazione della relazione tra sottomissione e sessualità diventa sempre più dominante.

Il confine si gioca tra messa in scena, quindi finzione, e fatto concreto rispetto alla questione che quelle scene vengono realmente costruite.

La serie di atti violenti è innegabile, ma resta la questione se siano responsabili nell’indurre le persone ad avere, materialmente, certi atteggiamenti.

Il punto quindi ritorna sul fatto se il fruitore sappia distinguere tra rappresentazione e realtà, ovvero – e questo al di la quindi della pornografia – se sappia distinguere tra le proprie fantasie e la messa in atto delle stesse.

Fondamentale resta il concetto secondo il quale una piena consapevolezza delle proprie fantasie, è un buon antidoto alla messa in atto. A meno che, qui vi è una profonda differenza, le fantasie non siano un “gioco”, ma bensì un pensiero che è preliminare e quindi pianificatore dell’azione stessa.

Mi riferisco ai criminali che utilizzano le fantasie come “piani” che hanno la finalità di commettere atti violenti, anche di natura sessuale, e rimanere impuniti. Magari proprio perché la pianificazione ha consentito loro di non lasciare tracce.

Un punto però apre ad una riflessione, ovvero la natura delle fantasie sessuali legate alla violenza. Cioè sul perché una persona abbia fantasie che sono in riferimento al sadismo quando si ha a che fare con la sessualità.

Il carattere profondamente aggressivo di alcune fantasie sessuali non è spiegabile come “inconscio che emerge”.

La pornografia e i temi che in essi la persona cerca sono il collegamento tra eccitazione e fantasia.

La conflittualità, che vede per esempio il tentativo di dominare messo in scena da Rocco Siffredi, nei confronti di Martina Smeraldi, giovanissima attrice che ammicca al piacere di essere sottomessa, è la perfetta rappresentazione dell’antitesi su quanto sia concreta e astratta ogni fantasia che ci abita.

Gioca quindi, proprio la fantasia, all’interno di uno spazio potenziale, in cui viene rimarcata la distinzione tra vero e falso, ma in cui vi è anche il saggiare il limite tra l’assenza di fantasia e l’eccitazione. Dove si passa tra “il tutto è fuori di me” a “tutto questo è dentro di me”.

La pornografia si muove in questo campo, tra esterno e interno, tra falso e reale, tra repulsione e attrazione. Eccitazione e fastidio.

Il tema quindi non è la pornografia, ma quanto noi siamo stati abituati a giocare, arrivando ad essere consapevoli del confine tra fantasia e realtà. E quanto in alcune persone tutto questo risulti confuso, per cui presto o tardi metteranno in atto le proprie fantasie.

Ma è all’interno del soggetto e del suo mondo-ambiente relazionale la questione, non nella pornografia la quale, al massimo solleva il problema apre al tema. Che non deve mai essere rimosso o castrato, ma ansi deve essere discusso e affrontato.

Francesco Urbani

urbani@casadinchiostro.it

www.francescourbani.it

www.radiokafka.it

Nella foto l'attrice Martina Smeraldi
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