J. D. Salinger #1 – Un giorno ideale per i pescibanana

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pescibanana salingerFavola nera, favola americana, quella del mondo bianco e occidentale dopo il 1945. Una lunga guerra appena terminata, ma ancora con tante tracce, molte ferite lontane dall’essere rimarginate.
Nel 1948 questo racconto, gioiello della nuova e della vecchia letteratura, viene pubblicato sulla rivista “New Yorker” e questo rappresenta un prestigio assoluto.
Quanto è rarefatta questa scrittura, che molto lascia all’implicito, ma non per questo al non-detto. Quasi tutto, anzi, diventa evidente. Eppure resta lì come discorso “sulla soglia”, fatto di linguaggi che invitano, moderni canti delle sirene, ad entrare in un mondo che altri non è se non il nostro.

Siamo in Florida e fra poche pagine si sviluppa molto del mondo di questo protagonista. Seymour Glass, uno dei grandi personaggi Salingeriani; quel Seymour che è il più grande dei figli della numerosa famiglia Glass.
Lui, reduce dalla guerra, che se ne sta sdraiato su una spiaggia, mentre in albergo, non lontano la sua giovane moglie sta al telefono con una madre molto allarmata.
Certo che è preoccupata! Sua figlia è in viaggio con questo ragazzo, che tanti segnali ha dato di squilibrio mentale. Allora è necessario, secondo lei, parlare con medici, con psichiatri, con specialisti di ogni sorta, ché questo ragazzo si vede da lontano che può perdere il controllo, da un momento all’altro.
Madre che cerca rassicurazioni, madre dalle ansie del suo piccolo mondo borghese. Madre che però non spaventa la figlia, che parla da una camera d’albergo, come da una lunga distanza.
Personaggio, questa ragazza, inafferrabile, che sembra camminare lungo la frontiera che divide tranquillità da indifferenza.
Ma Seymour, il ragazzo di cui tanto si parla?
Lui è in spiaggia, inizialmente da solo, poi a parlare con la bambina Sybil. Una bambina gelosa per le attenzioni di lui, nei confronti di un’altra bambina, ospite dello stesso albergo. Gelosa come lo sono i bambini nel loro modo innocente, ma anche falsamente grave. Lui allora la rassicura, quasi la seduce (in questa storia dove tutto non sembra mai definito, ma sempre giocare sull’ambiguità che ogni confine porta con sé).
È evidente il contatto dei loro corpi, fra le parole di Salinger, o sarebbe meglio dire la ricerca del contatto da parte di Seymour, mentre lei, come in una nuova “Morte a Venezia”, resta indifferente o distante.glassseymour
Distante come può esserlo l’interno del mondo infantile per qualsiasi adulto che tenti di avvicinarsi. Eppure lui cerca di entrare, cerca di arrivare, come in preda ad un bisogno salvifico, come fosse braccato dalla morsa di una paura che fa sentire quanto tutto, a breve, sarà perduto.
Lei però, la piccola Sybil, resta fedele al patto che ogni bambino stipula naturalmente con la vita, e non apre la porta di quell’universo fatto di sogni, innocenza e magia.
Lui come ogni altro adulto resta escluso, ma Seymour non è come gli altri “grandi” e questo mancato accesso, questa preclusione, diventa fatale.
È stata una lotta impari, quella che invisibilmente si è combattuta su questa spiaggia della Florida, e lui ne è uscito definitivamente sconfitto.
Torna allora nella sua camera d’albergo, dove la ragazza è rimasta a dormire, una volta terminata la telefonata. Lui prende una pistola, si sdraia e si uccide mentre la guarda stesa, non lontana da lui.
È silenzio su Seymour, il figlio più grande della famiglia Glass.

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