Il luogo e l’identità#6 – narrazione, immaginazione e futuro

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“Prima di parlare, l’uomo deve
anzitutto lasciarsi reclamare dall’essere,
col pericolo che, sottoposto a questo reclamo,
abbia poco o raramente qualcosa da dire.
Solo così viene ridonata alla parola la ricchezza
preziosa della sua essenza, e all’uomo
la dimora per abitare nella verità dell’essere”

Martin Heidegger

 

Immaginazione intNella società attuale, e di questo tanto si è dibattuto, un ruolo fondamentale è quello dei mass – media, e soprattutto quello legato alla quantità di immagini a cui l’uomo è sottoposto e che spesso lo portano a pensare che gli unici eventi reali siano quelli mediatizzati, quelli a cui è possibile associare un’immagine, un video.
L’effetto perverso è quello di cancellare impercettibilmente la frontiera tra finzione e realtà, e di far passare il messaggio che l’importante è riconoscere (in senso esclusivamente visivo) ed essere riconosciuti, e non è più importante conoscere o apprendere… per fare una metafora, all’uomo contemporaneo non viene richiesto di sapere, di ricordare, perché la memoria è un hard-disk esterno da collegare ad un pc portatile…
In questi termini i mess-media svolgono oggi il ruolo che un tempo spettava alle cosmologie, alle visioni del mondo che sono al tempo stesso visioni della persona e che creano un’apparenza di senso legando strettamente i due punti di vista. Le cosmologie articolano lo spazio e il tempo “simbolizzandoli”, cioè imponendo ad entrambi un ordine che si afferma sulle relazioni che gli essere umani intrattengono tra di loro e con il mondo. L’indispensabile necessità di dare un senso all’universo si è attuata con l’imposizione sulla realtà del mondo di una logica simbolica applicata anche alle relazioni tra gli umani… salvo che ora le relazioni tra gli umani dipendono ogni giorno di più dalle relazioni con le tecnologie, che sono i prodotti più elaborati della società contemporanea: sono relazioni che passano attraverso i mezzi di comunicazione. In questo senso non sono più relazioni simbolizzate… sono comandate da codici e da regole effimere. Dopo il loro uso, l’utilizzatore/consumatore ritorna alla sua solitudine.
I media cambiano la relazione tra l’individuo con lo spazio/tempo, imponendo con la forza delle immagini, una certa idea del bello, del vero e del bene, e anche una certa idea dell’abituale, del solito, e a conti fatti, della norma.
I media sono totalitari per essenza, e la cosmo tecnologia che ne consegue spiega tutto, racconta tutto e si rivolge a tutti. Con l’effetto devastante di alienare chi abbia a prenderla alla lettera.
Il paradosso che si verifica è quello di un mondo (luogo abitato dagli individui) dove la scienza tutto spiega, ma dove chi abita i luoghi è solo e spossessato del passato e del futuro.
Un tale luogo è vissuto, si fa per dire, da persone cui le relazioni sociali non sono specifiche e durevoli, ma tutto è passeggero, provvisorio, fuggevole.
Una delle cause è anche la fine delle narrazioni, sovrastate dai codici che hanno preso il sopravvento rispetto al simbolico (fatto di relazioni, di affetti, di passioni e di creatività).
Questo genere di luoghi crea solitudine e l’individuo è fagocitato dal contesto.
L’esigenza è quella di vedere la persona come una misura di tutte le cose, di cercare di inventare un discorso singolare capace di creare “esistenza vera”, contro l’evidenza del mediatico e della rassegnazione consumistica, contro le identità cristallizzate che sempre sono intrise di solitudine…
La narrazione quindi diviene essenziale per far si che l’individuo sia un essere umano in divenire, dove sia vista la sua totalità, la sua capacità di creare relazioni con gli altri e con la storia, di costruire la propria “essenza”, la propria esistenza e la propria libertà alla scelta. La persona deve essere accompagnato nel suo percorso di esistenza, dove c’è il bisogno dell’altro, del suo narrarsi e del suo essere solidale.

Va costruito un luogo che non sia di transito, ma che sia dimora e residenza;
vanno costruiti incroci, dove ci si può incontrare e non svincoli, dove ci si sfugge;
L’essere umano deve poter essere viaggiatore, che si attarda lungo il tragitto, e non passeggero (definito cioè dalla sua destinazione);
vanno costruiti quei simboli dove si può condividere e commemorare;
va costruito un luogo dove la comunicazione (fatta di codici e strategie) venga superata dalla lingua (il parlare, il narrare, raccontare, emozionare, vivere)…

Francesco Urbani
www.francescourbani.it

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