Il Piacere e il dovere di perdere tempo. In lode della nostra manchevolezza

0 0
Read Time:2 Minute, 16 Second

“Un fanciullo correva dietro un treno.
La vita – mi gridava – è senza freno.
Salutavo, ridendo, con la mano
e calma trasalivo, indi lontano.”
Sandro Penna

Guardiamo la vita, accompagnati dal nostro senso di manchevolezza. A volte in modo piacevole, come se ci avessimo fatto i conti una volta per tutti. Finalmente rappacificati.
Altre volte invece questa manchevolezza ci da dolore, ci fa sentire diversi e lontani. E a farci compagnia è un senso di colpa.

Come se di questa mancanza noi fossimo i colpevoli. Come se non avessimo fatto qualcosa, o raggiunto qualche meta.

La vita, in realtà o forse, è sempre manchevole. E per quanto cerchiamo di costruire un mondo che sappia (soprattutto tecnologicamente) darci ciò che in noi è assente, ogni suo dono sarà per noi motivo di ulteriore mancanza.
E questo vuoto, che a volte ci crea così tanto dolore. Che a volte ci fa sentire tanto lontano dagli altri e dagli obiettivi che credevamo essenziali raggiungere. Altro non è lo spazio per l’incontro con l’altro.

Anch’esso manchevole.

Quanto siamo rapiti dalla logica del risultato?

Spesso molto, in continua sfida con noi stessi e con l’altro. Invidiando chi (supponiamo) avere di più, e ripudiando chi (supponiamo) abbia di meno.

Questa logica in realtà ci fa percepire costantemente all’ultima posizione di una classifica che non esiste, se non nella nostra mente, e forse nelle logiche delle economie occidentali.

Quel che forse si perde (un ulteriore mancanza) è il cammino verso un’armonia che spesso non si raggiunge che per pochi attimi. Quando siamo bravi per qualche giorno. Poi la strada riprende.
In compagnia di quel che ci manca.
In compagnia dello spazio che speriamo possa occupare qualcuno.
In compagnia di uno spazio che sono i nostri sogni. Le nostre naturali e sane ambizioni. Se sono nostre e non imposte.

La differenza a volte è nel camminare e non correre. Non dar retta al risultato, cosa che potrà sembrare banale, ma che ricorda sempre quando Borges diceva che la felicità è cosa semplice non complicata.

Quanto è difficile guardare quel che ci manca? Quanto ci fa sentire esistenzialmente fragili, in balia degli eventi e anche degli altri. Compagni che aspettiamo, che desideriamo, di cui abbiamo piacevole necessità, ma che sappiamo potrebbero non venire.

Non controlliamo nulla e con questo dobbiamo fare i conti, uscendo dalla logica del risultato. Uscendo dalla logica di quello che possiamo dimostrare e mostrare.

Uscendo dalla logica del successo che è passeggero, come sono semplici passanti le persone che ci sono accanto in quei momenti.

 

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it

 

In copertina una fotografia di Ferdinando Scianna

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %
Previous post Fare pensiero
Next post Mappa per l’ascolto. Suggestioni su una poesia di C.L. Candiani e una bambina pugile

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.