La fragilità come possibilità dell’amore

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Le fragilità ci accompagnano lungo tutta la nostra esistenza. Quando da bambini abbiamo bisogno di essere accuditi, quando da adolescenti ci sentiamo spaesati e alla ricerca di una direzione. Siamo fragili nell’età adulta dove non sempre è possibile condividere il senso di responsabilità, soprattutto in un’epoca che ha reso tutto troppo instabile.
Siamo fragili, infine, quando diventiamo anziani, nel momento dei bilanci, della malinconia e dei lasciti.
La fragilità si muove tra la speranza e la paura. Tra l’insicurezza e l’intimità dell’amore.

Le esperienze, e le sensazioni di fragilità, sono enormemente importanti nello sviluppo affettivo, perché non solo delineano ciò che siamo, ma ampliano la nostra sensibilità e la capacità di delicatezza.
Sono le fragilità, nel loro essere un valore, a darci dignità e a permetterci di riconoscerla nell’altro. Ci consentono di creare un ponte, una vicinanza, nei confronti di chi soffre o si trova in uno stato di difficoltà.

La nostra umanità si riconosce mediante la fragilità, mediante l’accettazione e la valorizzazione. È questo che restituisce al tutto un senso (e uno spessore), donando all’esistenza una prospettiva e un futuro, evitando che si perda in una sterile superficialità, che non è mai leggerezza ma solo “arido vuoto”.

Fragili sono i nostri legami, le nostre emozioni e i nostri equilibri. Ma questa precarietà è potenzialità, quando diventa capacità di vicinanza, di racconto all’altro (e dell’altro). La fragilità è nella nostra natura, e per quanto siamo abituati a mostrare solo la nostra parte sorridente e felice, in realtà è nel nostro senso di precarietà che si crea la capacità (e il bisogno) di essere abbracciati all’altro.
Sono le nostre fragilità che ci fanno apprezzare il sorriso di un bambino, il suo sguardo che gioca e le sue mani che ci cercano.
Sono le nostre fragilità che ci insegnano che non siamo soli. Che ci insegnano a non essere soli, e a non bastarci mai.
Le fragilità sono il silenzio denso dell’intimità con noi stessi e con l’umanità di questo mondo. È il suono del respiro della persona amata, che ascoltiamo mentre sta dormendo.

Le nostre speranze, i nostri sogni, gli slanci del cuore, possono rompersi in qualsiasi momento, e questo purtroppo è sempre vero, ma è proprio questo che li rende capaci di spinta creativa e restituisce loro la ricchezza che è impossibile trovare quando la vita è banale chiacchiericcio.

La fragilità ci permette di trovare le parole che consolano, che avvicinano, che amano e che hanno paura dell’abbandono.
È qui che ci sono le notti insonni di chi teme di perdere la persona amata, ma è sempre e solo qui, che si può essere amati, costruendo progetti comuni, che non hanno il limite dell’essere “solo adesso”, ma vivranno nella prospettiva di un futuro infinito.

Francesco Urbani
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it

Immagine: “Ragazze Interrotte” di J. Mangold - 1999
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