Tantissime donne cercano un partner che le ami per quel che sono realmente e veramente.
E’ indispensabile, quindi, che quest’uomo non le svaluti, né cerchi continuamente di correggerle per qualche presunto errore.
Hanno cioè bisogno di avere una persona accanto, che non le sminuisca nei loro aspetti più personali, nelle passioni che hanno e non le critichino sotto l’aspetto relazionale e sociale.
Si aspettano, e cercano, giustamente di essere amate per le loro caratteristiche personali, per quello che sono nella loro globalità, e non “spezzate” in relazioni parziali, in cui possono sentirsi accettate solo nelle modalità richieste dall’altro.
Tutto questo è simile a ciò che una figlia si aspetta dal padre.
Caratteristiche e qualità che un padre dovrebbe possedere e declinare in relazione alla figlia. Ovvero proteggerla, valorizzandone le passioni e le risorse. Accentando le fragilità come una ricchezza, e non sminuendo i sentimenti e le emozioni che la figlia ha.
Inoltre un buon padre, è comunque colui che non svaluta. Ci si può confrontare, anche scontrare, ma non riduce mai la figlia. La riconosce sempre come una persona cui le caratteristiche personali hanno dignità di cittadinanza nel mondo.
Se però una figlia non ha trovato queste caratteristiche nel padre, vi è il concreto rischio che nella vita adulta cerchi una persona “ideale”. Cerchi cioè il padre che non ha avuto.
Quest’uomo, quindi non può esistere nella realtà, essendo unicamente una compensazione di una relazione passata e un dolore non affrontato.
Uno dei rischi è però quello di “diventare ideale” per l’uomo “ideale”, in un circuito drammatico che non permette, a questa donna, di essere se stessa. Libera e felice per se stessa e per l’altro, ma soprattutto che sappia accettare di essere imperfetta, ed essere amata anche per questo.
Non avere avuto un padre adeguato, un padre che abbia compreso emotivamente ed empaticamente la figlia, espone quest’ultima al rischio della ripetizione. Quello per cui, anche cercando un uomo ben diverso, trovi proprio un uomo simile a tale padre.
E questo perché non ha elaborato il dolore e la mancanza, introiettando l’impossibilità di esprimere completamente se stessa. Ritrovandosi a portare nella relazione solo quegli aspetti “graditi” all’altro, e tollerando quindi negligenze e svalutazioni, che mai dovrebbero abitare una relazione d’amore.
Il rischio è di trovare uomini di cui ci si prende cura in modo unidirezionale, come farebbe quindi una madre con un figlio. Perdendo di vista la possibilità di un rapporto simmetrico, in cui ci si prende cura reciprocamente. Questa fluidità essendo indispensabile e se viene a mancare crea una polarizzazione che mette la donna all’interno di un rapporto insoddisfacente, dove sente di non essere valorizzata, e dove sente di non poter mai portare le proprie fragilità.
Queste situazioni non sono affatto rare e vengono, tra le altre cose, mascherate dagli uomini dietro una prestanza irritante. Avendo comportamenti i quali fanno leva sul senso di colpa della partner che finiscono per manipolare a proprio “vantaggio”.
La donna finisce per sentirsi sempre inadeguata, sentimento identico a quello che provava nella relazione con il padre, con la conseguenza di sentire di dovere sempre fare di più perché non si è mai abbastanza.
Mentre, invece, una relazione non dovrebbe basarsi, sulla misurazione delle capacità (elemento questo che è letteralmente impossibile), ma sul rispetto, sull’amare l’altro nella sua totalità, sia per le risorse sia per le fragilità.
Non tutto dell’altro può piacere, ma un conto è comunque rispettare la diversità, un conto è svalutare, giudicare e voler “correggere” in base ai propri desideri e ai propri modelli.
Modificare per i propri bisogni individuali, significa non alimentare un “noi”, ma solo negare l’esistenza libera dell’altro.
Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
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Immagine tratta dal film "Padri e Figlie" di G. Muccino - 2015