Giorni di Pioggia. Una bozza

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Anche quel giorno stava piovendo.
Era il quinto consecutivo. Cosa veramente strana per una città come Roma. Ma di cose strane ce n’erano sin troppe il quel periodo. Come quello strano virus venuto da lontano, e che adesso aveva colpito una cittadina sconosciuta del nord.
Giuliano si fermò sulle scale, poco prima del portone, e pensò che forse avrebbe spiovuto.
Non voleva neanche pensarci che la sfortuna si stesse accanendo proprio su di lui.
La pioggia avrebbe significato due cose. Traffico e umidità.
Già lo sapeva che si sarebbe agitato. Sarebbe arrivato a quell’appuntamento trafelato e sudato. Nonostante fosse pieno inverno.
No, non avrebbe mai fatto una buona figura. E in un colloquio come quello l’impressione era davvero tutto.

Restò ancora qualche minuto. A guardare l’acqua scivolare nella pozzanghera sul marciapiede. Quelle gocce scandivano il ritmo incessante della pioggia.
Sarebbe uscito. Non aveva scelta d’altronde.
Avrebbe incurvato le spalle. Sentendo le gocce fredde tra i capelli e sul cappotto.
Se le sarebbe sentite scivolare addosso.
Verso il basso.
Verso terra. Come la considerazione che ormai aveva di se stesso.

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it

 

Immagine di copertina: disegno di Gunter Grass
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