Ritorna in una nuova veste editoriale, ma con la stessa ottima traduzione della prima edizione, il capolavoro di Ian McEwan.
Quel “Giardino di Cemento” che ha mostrato il volto oscuro delle relazioni familiari. Che ha sfatato tutti i falsi miti dell’innocente adolescenza, tanto in voga negli anni ottanta.
Un libro precursore che, con capacità profetica e immaginativa, ha mostrato il declino a cui andavano incontro le nuove strutture sociali che, lentamente sfaldandosi, ricreavano nuovo combinazioni. Alcune delle quali, forse discutibili…
Un libro comunque immancabile per le questioni che solleva e per la bellezza stilistica di quello che è stato uno dei più bravi scrittori di lingua inglese alla fine del ‘900.
Trama:
Un tragico ritratto di una famiglia della periferia londinese. Il padre è un uomo fragile, irascibile e ossessivo, che un giorno decide di costruirsi un giardino di cemento. Si mette al lavoro, ma muore per un banale incidente di fronte all’indifferenza del figlio Jack, un ragazzino. Muore anche la madre, slavata e sbiadita sempre nell’indifferenza degli altri tre figli, Julie, Sue e Tom, tutti giovanissimi. Decideranno di seppellirla in cantina, e di vivere isolati dal mondo degli adulti, senza regole, mentre la casa inizia a degradarsi velocemente, così come i loro rapporti.