Indubbiamente siamo, e possiamo essere, una moltitudine, dato che nessuno può ormai più credere che l’essere umano sia una monade scollegato dalle proprie relazioni sociali e dall’ambiente che abita.
Siamo persone diverse in base ai momenti, ai luoghi, ai nostri legami, e al contatto con chi abbiamo vicino. Sicuramente diversi se è qualcuno di importante oppure una semplice conoscenza.
Eppure c’è in noi un luogo-dimora che è punto imprescindibile del nostro essere.
È ciò che siamo e che sentiamo di essere nel nostro più profondo intimo.
Visibile, autentico e percepito in modo costante, ogni volta che agiamo o pensiamo in uno specifico (e personalissimo) modo.
Ogni volta che esprimiamo questa nostra parte, o che guardiamo il mondo da questa specifica prospettiva, sentiamo di essere “noi stessi”.
Al di là di dove siamo e con chi siamo.
Al di là di tempo e spazio, dei contenuti, delle situazioni e delle relazioni.
È il nostro luogo autentico che ritroviamo tutte le volte che riusciamo a fare “Silenzio dentro di Noi”.
Incontriamo noi stessi, ci incontriamo, in quest’area di Silenzio, la quale è scoperta e bisogno di esplorare. Bisogno di conoscere.
È il tempo che riserviamo a noi stessi come pausa nel mondo. Sospendendo la nostra efficienza, e regalandocene un’altra: fatta di attese e di conoscenza di Sé.
Il Silenzio permette di recuperare il nostro tempo e il nostro ritmo, quando abbandoniamo il “mondo connesso” che è fatto di mancanza di vicinanza, e arriaviamo invece a creare uno spazio che è reale “incontro” con noi stessi o con l’altro.
Viviamo nel mondo come “risorse”, o meglio siamo vissuti dal mondo non come persone ma come risorse (umane), ma abbiamo bisogno di cercare la nostra libertà, che non significa mai “onnipotenza senza limiti” o “godimento dissipativo”, ma espressione della nostra autenticità nell’essere una moltitudine che desidera relazionarsi all’altro.
Il rischio, però, è che un eccesso di “incontro con gli altri” sia solo un modo per tenersi a distanza da se stessi.
Ed è proprio nel Silenzio, invece, che possiamo pensare qualcosa di diverso rispetto a quando siamo immersi nella quotidianità della vita.
Dobbiamo creare Silenzio attorno a noi, e dentro di noi, spegnendo i rumori che ci circondano e avvolgono, disturbando il nostro essere e costringendoci ad un adattamento continuo, che però può diventare perdita di sé.
Dobbiamo farci “a parte” rispetto al troppo che ci sommerge di stimoli e informazioni, che ci toglie potenzialità, cercando invece lo spazio-Silenzio che è sempre ritorno alle nostre possibilità.
E per fare questo dobbiamo pensare al Silenzio non come una tecnica, ma come qualcosa che dobbiamo accogliere e ricercare, e che possiamo trovare sempre all’interno delle nostre giornate.
Andando oltre le “connessioni con l’altro” perché riscopriamo anche il valore di “essere un’isola”.
Francesco Urbani
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
Questo articolo è legato all’evento “Il Silenzio Ritrovato” che si terrà a Roma, presso la Casa d’Inchiostro, sede di Via Vercelli, 30 (Metro A – Re di Roma) – Giovedi 19 aprile alle 19.30. Info al link http://www.casadinchiostro.it/i-seminari-della-casa-dinchiostro.html oppure all’indirizzo mail urbani@casadinchiostro.it
L’uomo di per sé non è un’isola e non potrebbe esserlo …ma certe volte capitano delle esperienze incredibili a noi stessi e che sconvolgono la vita e molto spesso ci si chiude o per la poca consapevolezza del problema o perché ci fa paura ad esprimersi per non riviverlo o perché temiamo il giudizio degli altri che molto spesso cercano di immedesimarsi ma anche di recriminare.