Ci accendiamo ancora d’amore con il passare del tempo?

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Sentiamo ancora che gli occhi di un altro, possono penetrarci lo sguardo? Andando incontro a quell’oltre che è la nostra anima?
Forse si, o almeno così speriamo.
In realtà non dovremmo sperarlo. Sperare significa fin troppo affidarsi al destino, o forse alla casualità.
Dovremmo piuttosto imparare a tornare a quel tempo, in cui sapevamo farci incontrare. In cui permettevamo all’altro di entrare in risonanza con noi.
In risonanza con chi eravamo, con quello che provavamo e anche per come avevamo impostato la nostra vita. La nostra visione del mondo.

Il rischio non è l’età. Il rischio è l’abitudine e la rassicurazione. Il trovare confortevole le nostre routine, che per quanto finiscano per annoiarci, in realtà le sentiamo protettive nei confronti di un mondo, che quando parliamo di “affetti” sentiamo sempre più pericoloso.

Quando eravamo giovani eravamo disposti, con la beata incoscienza dell’età, a metterci in gioco. Poi con il tempo è subentrata la consapevolezza, di quanto la vita possa farci male. Dimenticando spesso i doni che invece può darci.
Quanta bellezza esiste nel reale, che aspetta solo di essere colta, raccontata e nutrita.
Siamo riusciti a comprare, più o meno metaforicamente, una buona giacca e una bella cravatta, ma le indossiamo solo in casa, perché fuori abbiamo paura di sporcarle.

Finiamo per vivere in bianco e nero, senza colori e senza esistenza.

Riprendere invece la nostra sano infiammabilità. Correndo certo il rischio di bruciarci, ma anche di continuare quel viaggio straordinario che consiste nell’amare qualcuno. Di sentirlo accanto, di parlarci assieme per ore.
Di assaporare il Silenzio.
Quello bello della vicinanza, quello tragico dell’incomprensione. Ma stando assieme nell’intimità. In quella costruzione interminabile che chiamiamo amore.

Dobbiamo prendere fuoco, perché questo è il nostro destino, la nostra natura, e soprattutto la nostra vita. Infiammabile e brillante. Esplosiva, come il gioco degli occhi nell’attimo che precede il primo bacio.

Di infiniti altri baci.

 

“Non posso nominare l’amore ora
senza nominare il suo oggetto –
è questa l’ultima misura
di quegli anni di scintille
quando si credeva
innato il proprio bagliore.
Oggi giuro
che solo nell’occhio del sole
io prendo fuoco.”
Adrienne Rich -“Prime cose”

 

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it

 

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