L’indifferenza come distanza dagli altri

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L’indifferenza può essere una delle tante modalità di relazione con il mondo, e questo può rappresentare anche una sorta di indipendenza, oppure la manifestazione del pensiero della propria incapacità nel modificare gli accadimenti.
A volte l’indifferenza può declinarsi in forme ancor più forti, tanto da evidenziare il desiderio attivo di non partecipare alle relazioni sociali, ed essere distanti da tutto, mantenendo un ruolo completamente impersonale.
In questo modo l’affettività è tenuta lontana, e si viene a creare una “membrana” che separa, e ripara, dall’incontro con l’altro.

La vita, nella dimensione dell’indifferenza, è drammaticamente alleggerita della “fatica di esistere”, e mantenendosi lontana dal “desiderio della morte” (che non gli appartiene minimamente), pone distanze e lontananze.
La persona si colloca “fuori da Sé” come alla ricerca di una pausa dall’esistenza che tanta stanchezza ha creato.
L’aspetto più tragico di questo “allontanarsi da Sé” è la mancanza di sperimentazione e curiosità. Infatti, questo movimento verso l’esterno non un modo per fare “altre esperienze”, ma solo una modalità per “alleggerire il peso della vita”. Senza però alcuna proiezione al futuro, ma solo rallentamento in un tempo sospeso (quasi immobile).

Nell’indifferenza la vita perde colore e calore, nel movimento attivo di lasciar andare le cose, senza più partecipare al loro sviluppo. L’individuo, così, non è più coinvolto, né responsabile, manifestando un profondo senso di impossibilità rispetto “tutto quel che accade”.

L’indifferenza è una forma di rifiuto delle regole dei legami sociali, che altera i meccanismi di reciprocità, senza però evidenziare atteggiamenti di rabbia o ribellione.
Principalmente rappresenta “l’inafferrabilità” che non consente replica alcuna.

L’indifferenza, con la sua imperturbabilità, diviene fonte di turbamento e disordine, che restano sistematicamente inafferrabili.

Francesco Urbani
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it

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