Mappa per l’ascolto. Suggestioni su una poesia di C.L. Candiani e una bambina pugile

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“Dunque, per ascoltare
avvicina all’orecchio
la conchiglia della mano
che ti trasmetta le linee sonore
del passato, le morbide voci
e quelle ghiacciate,
e la colonna audace del futuro,
fino alla sabbia lenta
del presente, allora prediligi
il silenzio che segue la nota
e la rende sconosciuta
e lesta nello sfuggire
ogni via domestica del senso.

Accosta all’orecchio il vuoto
fecondo della mano,
vuoto con vuoto.
Ripiega i pensieri
fino a riceverle in pieno
petto risonante
le parole in boccio.

Per ascoltare bisogna aver fame
e anche sete,
sete che sia tutt’uno col deserto,
fame che è pezzetto di pane in tasca
e briciole per chiamare i voli,
perché è in volo che arriva il senso
e non rifacendo il cammino a ritroso,
visto che il sentiero,
anche quando è il medesimo,
non è mai lo stesso
dell’andata.

Dunque, abbraccia le parole
come fanno le rondini col cielo,
tuffandosi, aperte all’infinito,
abisso del senso.”

Chandra Livia Candiani

 

Cosa significa ascoltare? Già ponendo in questo modo la domanda si va abbondantemente fuori pista.
Ascoltare significa accettare che non si conosce il senso, che si vuole incontrare ma ancora non si possiede, e mai se ne avrà possesso in modo definitivo.
Il senso sfugge in continuazione, e appena sembrerà colto, già sarà volato nuovamente lontano.

Questo è il punto. L’ascolto si basa su una assenza. Su qualcosa che ci manca, e che stiamo cercando. Su qualcosa di cui praticamente non sappiamo nulla.
Accogliere quindi innanzitutto il mistero.
Ascolto significa accettare il Silenzio, e come il silenzio accettare che non possiamo far altro che aprire uno spazio dentro di noi.
L’ascolto e il silenzio implicano il togliere e non il mettere.
Ci chiedono una sottrazione, soprattutto da noi stessi. Un allontanamento da quelle che sono le nostre sicurezze, da ciò che vorremmo che le cose andassero.
Implica muoversi su strade scoscese, e dissestate.

Il silenzio e l’ascolto implicano la curiosità, la capacità di meravigliarsi e di stupirsi. La capacitò di uscire dal proprio mondo.
Un ampliamento che parte da uno spazio che si deve creare dentro di noi. Per poter incontrare il mondo, per accogliere il mondo e farci accogliere da lui.

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it

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