C’è sempre un’implicazione di colpa, ma anche di tragico fato, nel Narcisismo, ma questo non non deve farci perdere di vista i bisogni fondamentali del Sé.
Il tema è sempre quello di quanto una persona senta la propria armonia interna (e quindi relazionale) in equilibrio oppure in crisi.
Ci sono aspetti che ci appartengono naturalmente, come il bisogno di “rispecchiamento” o il bisogno di ammirazione. Ciò porta nello sviluppo “normale” al bisogno di “essere visti” e al bisogno di “idealizzare” chi si prende cura di noi (elemento fondamentale per potersi affidare).
Quindi “grandiosità” e “idealizzazione” sono bisogni che esistono in ognuno di noi, ma è il loro sviluppo (il loro destino) a poter diventare normale o patologico. Perché nel momento in cui questi bisogni non vengono accolti, possono nascere delle disfunzioni che portano allo sviluppo di un disturbo narcisistico.
L’amore porta con sé sempre queste due dimensioni, ma la portata (e soprattutto la loro “non rigidità”) caratterizza la differenza tra “narcisismo patologico” e “narcisismo normale”.
E’ infatti su questi bisogni che il nostro Sé gioca la stabilità della ricerca dell’autostima e l’accettazione delle fragilità e delle imperfezioni.
Nel narcisismo patologico, infatti, la reazione alle ferite che gli altri (e la vita) inevitabilmente arrecano, è sempre connotata da un ritiro evitante o da una profonda rabbia.
Le esperienze più potenti di vergogna, o le diverse modalità di rabbia narcisistica, si notano nelle persone per le quali è indispensabile avere il controllo assoluto sull’ambiente relazionale. In quanto per mantenere l’autostima e la coesione di se stessi, si deve avere la disponibilità totale di qualcuno che approva incondizionatamente oppure di qualcuno da idealizzare a dismisura.
Il bambino che ha bisogno di rispecchiamento e di idealizzare, se non vede ben accolti questi bisogni ne resterà prigioniero, restando innanzitutto incapace (o quantomeno deficitario) di empatia.
D’altronde se chi si prende cura non è ematico non può sperare che chi è “curato” possa diventarlo.
Questo non significa che i genitori devono essere infallibili, ma ciò che fa la differenza è la capacità del genitore di mettere ordine ai propri errori. Accettando e rispondendo (e soprattutto riconoscendo) i bisogni del figlio, affinché questi un giorno potrà riconoscere i bisogni dell’altro. E non dover rimanere imbrigliato soltanto nei propri.
Laddove invece il fallimento del riconoscimento diventa preponderante, lascerà il bambino solo, e questi bisogni narcisistici resteranno “non sviluppati” per tutta la vita, amplificandosi in manifestazioni di grandiosità (posso tutto) e idealizzazione (tu puoi tutto).
Sarà impossibile quindi tollerare qualsiasi delusione, e la manipolazione e il controllo diventeranno i principali strumenti di relazione con il mondo. Finalizzati quindi a cercare di ottenere non solo la soddisfazione dei propri bisogni, ma soprattutto ad evitare il dolore. Che nel narcisista è insopportabile proprio perché mette a repentaglio la struttura stessa del Sé.
La rabbia narcisistica (e anche l’invidia narcisistica), legata alla sofferenza di non vedere i propri bisogni soddisfatti, diventerà un movimento prevalente. Per stabilizzare il proprio sé, a discapito dell’Altro che invece verrà sempre destabilizzato. (Manipolato, svalutato, controllato).
Nel narcisista quindi la propria sopravvivenza non si genera dall’incontro con l’altro, ma dallo sfruttamento dell’altro.
E’ ipervigile perché è intriso di vergogna e autostima molto bassa. Che però si declina con una iper-attenzione a quello che l’altro fa per lui.
Tanto che facilmente svaluta, o manipola, chi gli è accanto, proprio con la finalità di soddisfare i propri bisogni.
Oppure svaluta l’altro per tenerlo lontano, negando così quanto gli è in realtà necessario.
Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
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